Dopo il terremoto, il gioco sarà «protezione civile» per i più fragili
Gli effetti di un evento devastante come il terremoto che, lungo l’appennino umbro–marchigiano, sta di nuovo sconvolgendo le regioni centrali dell’Italia sono molteplici.
Primariamente quelli sociali e sanitari. Grazie a Dio in questi ultimi giorni non ci sono state nuove vittime, nuovi morti, nuove tragedie per bambini, mamme, papà e famiglie intere. Ci sono poi gli effetti sulla vita di una comunità, filiere economiche distrutte, posti di lavoro azzerati (se si pensa alle attività commerciali, agli artigiani locali, alle piccole fabbriche).
Forse troppo silenziosa per arrivare alle nostre orecchie è però una sofferenza su cui dobbiamo invece riflettere. Premetto che il Csi ha immediatamente attivato una nuova campagna di solidarietà che percorre i sentieri della quotidianità. Prima di tutto dobbiamo pensare a dare una casa, un tetto, a chi non ce l’ha più. Ma chiedo a tutte le persone in grado di fare qualcosa, di pensare anche ai bambini e ai giovani che fanno parte delle società sportive dell’oratorio o di qualsiasi altra natura. Vorrei facessero ogni sforzo possibile per riportare sui campi di gioco, nelle gare di qualsiasi genere, i bambini e i giovani di quelle martoriate zone d’Italia.
Qualcuno forse sorriderà al pensiero che in questo contesto ci si perda a ragionare del gioco.
Invece sono convinto che proprio nel gioco e nell’attività sportiva come è quella promossa dal Centro Sportivo Italiano si ritrovino alcuni dei valori importanti, proprio in queste situazioni. Quando una tragedia colpisce una comunità, in pochi si fermano a pensare al dolore muto e interrogante dei bambini. Le loro angosce sono più grandi di quelle degli adulti, poiché impreparati a simili rovine, scossi nella loro più intima personalità, ancora in formazione, senza quegli strumenti psicofisici per difendersi, per crearsi una ragione, per “tornare a vivere”. Ecco: qui ci può venire in soccorso il gioco. In una partitella il bambino incontra tutto quello di cui ha bisogno in questi momenti: la serenità, la relazione con gli altri fuori da un contesto angosciante, la possibilità di prendere, anche solo per pochi minuti, le distanze dalla tragedia. Così i bambini ricominciano a respirare.
Ci sono tanti dirigenti nelle nostre società sportive attive nelle regioni devastate dal terremoto che stanno già facendo tutto il possibile per un ritorno alla normalità, proprio attraverso il gioco, agli occhi dei bambini. Voglio ringraziarli e far sentire la nostra presenza, riconoscendo pubblicamente che la loro azione è immensamente meritoria. Nel loro soccorso questi dirigenti, questi volontari, rappresentano fino in fondo una “protezione civile” che ha la specificità del soccorso all’anima dei più piccoli, dei più fragili. Se il domani sarà un po’ meno doloroso per tante ragazze e tanti ragazzi del Centro Italia, lo dovremo anche al loro silenzioso ma fondamentale e preziosissimo intervento.